La caduta di Fetonte nel racconto di Ovidio

di Elena Barbetti, IV BLC del Liceo G. Mazzatinti di Gubbio

Nel XV secolo, con l’introduzione della tecnica del lustro a Gubbio, utilizzata fin dall’VIII secolo d.C. nel Mediterraneo orientale e in Mesopotamia, la qualità della ceramica eugubina migliora sensibilmente, acquisendo una certa rilevanza internazionale. Protagonista di questa notevole svolta artistica è Mastro Giorgio Andreoli, attivo a Gubbio fino al 1495. La nuova tecnica decorativa è ottenuta applicando su una ceramica già cotta una pellicola di sostanze metalliche che, dopo una cottura a piccolo fuoco, stabilisce effetti di iridescenza. Elemento caratterizzante della produzione artistica di Mastro Giorgio è la maiolica istoriata, con scene di sfondo religioso, mitologico, allegorico e storico.

Una celebre opera dell’artista è il piatto con La Caduta di Fetonte (1527), maiolica decorata e lustrata, conservato nel Museo Civico del Palazzo dei Consoli di Gubbio.

La rappresentazione di Mastro Giorgio è piuttosto fedele alla versione delle Metamorfosi di Ovidio. La storia inizia dal basso dove è raffigurato Fetonte, figlio di Elio, divinità del sole, e di Climene, figlia di Oceano e di Teti.  Proprio Fetonte fu sfidato da Epafo sul fatto di provare la sua origine divina; così, ottenute le rassicurazioni di Climene sull’identità del padre, andò verso l’estremo Est per incontrare Elio. Il dio, rappresentato a destra nel suo maestoso tempio, gli promise che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di dimostrare di essere suo padre e perciò, dopo numerose richieste, gli permise di guidare il carro solare. Il padre ammonì il figlio di tenersi a mezza strada e di non spingersi troppo in basso né in alto, affinché terra e cielo non ricevessero troppo o poco calore: infatti se il carro fosse stato spinto troppo in alto avrebbe bruciato le dimore celesti, mentre troppo in basso la terra. Tuttavia, Fetonte era giovane e inesperto e non seppe guidare i cavalli di Apollo. Perse, così, il controllo del carro, che vediamo raffigurato in alto, e si avvicinò troppo alla Terra asciugandone i fiumi, bruciando le foreste e incendiando il suolo – è proprio per questo che sullo sfondo Mastro Giorgio realizza l’immagine di un deserto. Il racconto prosegue a sinistra: Zeus, profondamente scosso da questa catastrofe, colpì il carro con un fulmine e fece cadere Fetonte nelle acque del fiume Eridano, dove annegò. Al centro vi sono le Eliadi, sorelle di Fetonte, che dalla disperazione si trasformarono in pioppi e le loro lacrime in ambra.

È interessante sapere che Michelangelo Buonarroti intorno al 1533 realizzò un disegno a carboncino con la caduta di Fetonte, conservato nel British Museum a Londra.

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