Sala dell’Arengo – Lapidario

La grande sala dell’Arengo ospita oggi il Lapidario, una raccolta di iscrizioni, sculture, decorazioni ed elementi architettonici. I manufatti si dispongono lungo le pareti, riproponendo l’allestimento degli inizi del XX secolo, realizzato in occasione dell’inaugurazione del Museo Civico nel 1909. Si tratta principalmente di materiali lapidei databili tra la metà del I secolo a.C. e il III secolo d.C., relativi alla fase romana del territorio di Iguvium (antico nome di Gubbio). Le iscrizioni rappresentano il gruppo più numeroso tra i reperti esposti; il loro contributo è fondamentale per ricostruire la situazione sociale, politica e religiosa della Gubbio romana. Monumentali e di grande valore storico sono le testimonianze epigrafiche provenienti dal Teatro Romano situato a valle della città. In particolare si segnala l’iscrizione celebrativa del magistrato locale Gneo Satrio Rufo, riguardante le opere da lui realizzate nella città e avente per questo anche una funzione di propaganda personale. Particolarmente significative sono poi le lapidi funerarie per la molteplicità di informazioni che forniscono sulla struttura dell’antica società locale: esse infatti, oltre al nome dei defunti, ci tramandano spesso dati relativi al loro status giuridico e sociale, alla professione, alla carriera e all’appartenenza ad associazioni e collegi professionali e religiosi. Interessanti ai fini della comprensione delle pratiche di sepoltura nel mondo romano, sono anche le urne cinerarie e, soprattutto l’elegante sarcofago marmoreo decorato con altorilievo allegorici delle stagioni, soggetto molto diffuso nell’ambito di rappresentazioni funerarie, anche in virtù del suo evidente riferimento allo scorrere del tempo. L’esposizione è completata da ulteriori oggetti di tipologia, materiali e datazione eterogenei. Da notare, a sinistra dell’ingresso, gli stemmi di alcune Corporazioni di Arti e Mestieri cittadini; sulla destra è invece posta una singolare pietra recante la raffigurazione di una bilancia utilizzata per la misurazione di tre differenti forme di pane. Accanto al grande dolio in terracotta sono disposti, infine, degli esemplari di costole di cetaceo, confluite nelle collezioni comunali di mirabilia probabilmente nel corso del XIX secolo.

Madonna col Bambino tra S. Giovanni Battista e S. Ubaldo (1350 ca.)

L’affresco costituisce una delle prime e significative decorazioni realizzate all’interno del Palazzo e quindi collocabile tra la fine degli anni ’30 e gli anni ’40 del Trecento. Nel dipinto si riconoscono la Vergine, S. Giovanni Battista e S. Ubaldo, vescovo e patrono della città. L’affresco, situato nella sala dell’Arengo, sembra quasi richiamare i detentori del potere ad una coscienza civica nell’amministrazione della città. Stilisticamente invece esso testimonia quella cultura pittorica, di ispirazione senese, diffusasi a Gubbio nella prima metà del Trecento e influenzata dallo stile di Pietro Lorenzetti. I principali esponenti eugubini di tale corrente sono Guiduccio Palmerucci e Mello da Gubbio, ritenuto autore di quest’opera.

La grande sala dell'Arengo
Sarcofago marmoreo del III sec. d. C. con allegoria delle stagioni
Madonna col Bambino tra S. Giovanni Battista e S. Ubaldo (1350 ca.)