La collezione municipale delle ceramiche
La sezione di Ceramica è allestita nella sala della Loggetta e lungo il corridoio segreto e si compone di una selezione di oggetti che rappresentano la storia della tradizione della ceramica eugubina dalla maiolica arcaica alla produzione del XX secolo. Nel corso degli anni si è arricchita tramite acquisizioni, depositi e donazioni.
La ceramica tra XIV e XV secolo
Il percorso inizia documentando le principali fasi di sviluppo della maiolica locale tra XIV e XV secolo. Significativa è la produzione nota come “maiolica arcaica” in “zaffera a rilievo”, datata prevalentemente al XIV sec. In vetrina sono esposti oggetti di uso domestico realizzati al tornio e decorati con motivi stilizzati geometrico-floreali e zoomorfi, colorati utilizzando il verde ramina e il bruno manganese su fondo chiaro e smalto stannifero. A questo periodo risalgono anche i primi documenti di archivio sulla costituzione, a Gubbio, delle corporazione dell’arte dei Vasai. Al ‘400 si fanno risalire altri frammenti di ceramica più elaborata costituiti da manici a torciglione, boccali a becco di pellicano, frammenti di versatoi con lungo becco, parti di ciotole con decorazioni araldiche che utilizzano la tecnica della zaffera, caratterizzata da decorazione in turchino scuro. Sono presenti anche ciotole conventuali con croci in manganese e frammenti tardo gotici che riportano decorazioni di ispirazione moresca in bianco e blu. Le tipologie decorative riscontrate nella maiolica eugubina sono stilisticamente simili a quelle dell’Italia centro orientale e risentono dell’influenza dei due poli di produzione del tempo: Pesaro e Deruta.
Mastro Giorgio Andreoli e il lustro eugubino
Con l’introduzione della tecnica del lustro nella seconda metà del XV secolo, la ceramica eugubina si eleva qualitativamente e assume rilevanza internazionale. Il protagonista indiscusso di questo importante momento storico artistico è Mastro Giorgio Andreoli la cui bottega, attiva a partire dagli anni ottanta del Quattrocento, dominerà la produzione eugubina e quella del Ducato di Urbino per più di mezzo secolo. La sua produzione si qualifica particolarmente per la maiolica istoriata, tipica di forme come taglieri, tondini, bacili e coppe su cui vengono dipinte scene a carattere mitologico, religioso, allegorico e storico. Le maioliche lustrate da Mastro Giorgio rappresentano senza dubbio l’elemento caratterizzante la collezione del Museo. Tra gli esemplari istoriati vi è il tondino con “La Caduta di Fetonte” e il tagliere con “Pico, Circe e Canente”. Un’altra tipologia proposta nell’esposizione è quella della coppa su basso piede con decorazioni a rilievo nota come “coppa abborchiata”, produzione in cui la bottega si specializza a partire dal 1530.
Ceramiche dell’Ottocento
Per quanto riguarda la produzione dell’epoca moderna, ben documentato risulta lo Storicismo Ottocentesco. Fin dalla prima metà del XIX secolo, per influenza delle correnti romantiche, si assiste in Italia a un “ritorno alla storia” e al recupero degli stili del passato. A Gubbio questo interesse si rivolge in particolare alla ceramica, che nel Rinascimento e nella produzione a lustro aveva conosciuto il suo massimo splendore. Tale attenzione si concretizza nella ricerca non solo storica ma anche tecnologica. Fu Angelico Fabbri, intellettuale, patriota ed esperto di chimica, l’autore materiale della riscoperta del lustro in senso tecnico. Le fabbriche più attive, di cui si presentano alcuni pregevoli manufatti furono quelle di Fabbri e Carrocci, Giovanni Spinaci, Antonio Passalboni e Giuseppe Magni.
Lungo il corridoio segreto sono esposti manufatti di provenienza non eugubina ascrivibili ad altri centri di antica tradizione ceramica, sia italiani (Urbania, Venezia, Castelli d’Abruzzo, Deruta) che tedeschi (Kunersberg), cinesi e giapponesi.
Collezione Aldo Ajò
Il percorso museale della ceramica termina con l’esposizione delle opere realizzate in occasione delle prime edizioni della Biennale di Scultura di Gubbio e soprattutto con i lavori del maestro Aldo Ajò, principale interprete della tradizione contemporanea. La sua bottega d’arte esegue oggetti di uso, vasi e piatti decorati ma anche grandi pannelli, quasi un compromesso tra la sua vocazione pittorica e quella ceramica. Gli oggetti presenti nel museo documentano il percorso stilistico dell’artista a partire dagli anni quaranta del XX secolo.
I vasi da farmacia
Il vasellame farmaceutico costituisce un nucleo importante nella collezione perché numericamente consistente. Esso è giunto al Comune tramite donazione dell’Ente Ospedaliero di Gubbio. Fin dal Medioevo la ceramica è stata insieme al vetro, il materiale favorito per conservare le erbe, le spezie e i numerosi componenti delle preparazioni medicinali, per praticità di pulizia del materiale. A partire dalla metà del XV sec. si affermò l’abitudine di scrivere direttamente sui vasi il nome del prodotto che contenevano, oppure di lasciare vuoto il cartiglio per l’applicazione di una etichetta di carta. Il corpus più antico della collezione è caratterizzato principalmente da versatori per medicamenti liquidi (vasi panciuti con collo cilindrico e un becco a tubetto) e dalla serie di albarelli (forma cilindrica con strozzatura al centro e breve collo destinati a preparazioni dense, oleose e spezie). A completare la collezione una serie di crogiuoli e duomi d’alambicco in terracotta utilizzati per la distillazione.
terracotta e maiolica, anni '70 del '900.