Tavole Eugubine

Gubbio era uno dei centri religiosi più importanti del “popolo antichissimo” degli Umbri che occupavano, al tempo dell’espansione di Roma, un territorio comprendente parti delle attuali Umbria, Marche e Romagna. Grazie alla sua posizione centrale, il territorio umbro è luogo di comunicazione, scambio e circolazione di materiali, tecniche, ideologie e modelli culturali. Fondamentali per la conoscenza della società, della cultura materiale e della lingua di questo popolo sono le Tavole Iguvine (dal nome antico di Gubbio, Iguvium), il più lungo e importante testo rituale dell’Italia antica. Non si possiede né in latino né in greco un testo liturgico contenente una tale molteplicità di dati. Rinvenute intorno alla metà del ‘400 nell’area del Teatro Romano di Gubbio, le Tavole Iguvine sono sette lastre di bronzo redatte in lingua umbra utilizzando due alfabeti ‘internazionali’ dell’epoca, il primo etrusco, il secondo latino. Incise in momenti diversi, tra il III e il I secolo a.C, riproducono senza dubbio testi ancora più antichi. Nelle Tavole vengono descritte le prassi rituali di varie cerimonie purificatorie e di sacrifici da effettuare nel caso infausto di auspici avversi e in occasioni di particolari feste o momenti del calendario cerealicolo. In qualche caso viene anche trascritto il testo delle preghiere da pronunciare. I riti sono officiati dai membri della confraternita degli Atiedii, che doveva aver avuto, in un primo momento, anche un ruolo nella gestione politica delle comunità coinvolte nelle cerimonie. Il divino permea e sostanzia nelle sue infinite manifestazioni la vita degli Umbri esprimendosi in numerose divinità, che non sono antropomorfe ma costituiscono la divinizzazione di azioni dell’uomo e degli aspetti più significativi del suo vivere sociale e rituale. Tra queste, Giove Padre (definito Fisio, cioè dio che consacra e garantisce il patto sociale), Marte (dio della natura e della guerra) e Uofiono (dio della stirpe) sono le più importanti.

Affresco sala delle Tavole

L’antica Cappella del Palazzo è arricchita dalla presenza di affreschi realizzati nel XIV sec.
Sulla parete l’opera raffigurante la Madonna col Bambino in trono e quattro Santi, detta “Maestà dei Consoli”, è stata recentemente attribuita a Mello da Gubbio. Testimonia la sospensione della magistratura dei Consoli e l’instaurazione della Signoria della famiglia Gabrielli. Il committente dell’opera Giovanni di Cantuccio Gabrielli, signore di Gubbio dal 1350 al 1354, è rappresentato inginocchiato di fronte al trono.
Al centro della sala l’affresco staccato della Madonna col Bambino in trono (prima metà del XIV sec.) opera di un anonimo maestro, proviene dal monastero di San Benedetto da dove fu asportato nel 1932. Rappresenta la Vergine seduta in un trono marmoreo che regge sulle ginocchia Gesù Bambino. La struttura del trono, le rappresentazioni prospettiche, il volume dei panneggi, le aureole a raggiera e il viso del Bambino ricordano i modelli che Giotto divulgò a partire dall’ultimo decennio del Duecento.

Le sette tavole in bronzo
Tavola Iguvina. Particolare.
Affreschi nella sala delle Tavole Eugubine