Caprera – Poesia di Giuseppe Garibaldi
La poesia trascritta da Adriano Bartoli, così com’è riportata nel documento esposto nella sezione risorgimentale:
Sulle tue cime di granito io sento
Di libertà e l’aurora, e non nel fondo
Corruttor delle Reggie, o mia selvagia
Solitaria Caprera. I tuoi cespugli
Sono il mio parco, e l’imponente masso
ebbi da stanza sicura: e mai orna,
ma non infetta da servili; i pochi
Abitatori tuoi ruvidi sono
Come le rocce che ti fan corona
E, come quelle, alteri e isdegnosi
Di piegar il ginocchio in questo asilo
Ove né schiavo né tiranno alberga.
Orrido è il tuo sentier, ma sulla via
Dell’insolente cortigiano il cocchio
Non mi calpesta, e l’incontaminata
Fronte del sangue suo vil non mi spruzza.
Io l’infinito qui contemplo, scevro
Dalla menzogna; e quando l’occhio mio
Già perduto dal pensier,